venerdì 2 dicembre 2016

"Abbiamo imparato a correre"

E' con questa frase detta da P. che ho deciso di parlare delle sensazioni, delle emozioni e della realtà che nelle Regioni colpite dai terremoti di agosto e di ottobre ultimi scorsi, stanno vivendo.
Con la mia breve presenza in alcune delle aree che hanno subito danni a seguito dei terremoti e con questo breve post vorrei che si continuasse a tenere alta l'attenzione su tante persone e sui Comuni devastati.
P. una professionista, una donna, una lavoratrice della pubblica amministrazione, una persona che io non conoscevo, molteplici definizioni per descriverla; non avrei immaginato, che proprio l'ultimo giorno, negli ultimi 15 minuti prima di salutarci, avrebbe raccontato le propire emozioni, avrebbe raccontato che anche lei è stata terremotata. Comincia un breve racconto di quei momenti, dalla certezza di morire all'interno della proprio casa, nella notte del 24 agosto scorso, senza nemmeno l'idea di muoversi, fino al terrore per la forza, il rumore e la potenza che la scossa del 30 ottobre hanno prodotto. "Stavamo iniziando a dimenticare, dopo due anni di scosse continue a seguito del terremoto de L'Aquila nel 2009 e poi, ad un tratto siamo piombati in un incubo". P. rimane concentrata mentre ci racconta, smanetta proprio come se dovesse spiegarci le modalità per riconsegnare una pratica amministrativa, ma la pelle sul collo si chiazza di rosso, indica la tensione, le emozioni che vivono ancora forti in lei così come in tanti, tanti altri. "Beh, abbiamo imparato a correre, ecco cosa c'ha insegnato questo terremoto, che bisogna scappare, ripararsi" e questa frase è rimasta nella mia testa a rimbalzare per giorni, perchè è una sensazione naturale e ciò che il corpo inconsciamente ti dice di fare. E P. le ha scandite bene queste parole. Oggi P. ha paura e si sente stanca, stanca per la mole di lavoro, stanca perchè da tre mesi non si è mai fermata un attimo, stanca per la pressione del sapere di vivere in luogo dove altri terremoti potranno accadere, stanca di non avere respiro dalle scosse che ogni giorno fanno sentire la loro presenza e sfiancano la capacità di autocontrollo.
Conoscere luoghi, conoscere persone, ti mette di fronte a quesiti su come potresti reagire se quello che sta accadendo a qualcun altro fossi tu a viverlo. Percepire alcune scosse, ti mette a confronto con una te che non avevi mai testato e che reagisce in maniera sconosciuta. Guardare i danni alle cose, gravi, gravissimi, guardare i volti di chi ha voglia della vita che faceva prima del 24 agosto, ti annebbia, ti fa pensare che quello che accaduto è così grosso, è così vero... a tratti la speranza è che non sia mai accaduto. Ed invece è successo.
Ma insieme a questo turbinio di emozioni dolorose, di paura e di inquietudine, ci sono anche emozioni e sorprese positive. Tanti progetti vengono svolti a servizio delle persone che hanno subito il terremoto e quindi molte donne e molti uomini prestano il proprio servizio, il proprio tempo, energia, sorrisi, sguardi, abbracci, tutto quello che l'essere umano ha di più buono, una vera comunicazione empatica, nel tentativo di far rivivere in chi ha subito questi danni emotivi e fisici, sensazioni come la speranza, la voglia di vivere, la capacità di ripartire.

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