venerdì 29 agosto 2014

Acquisti solidali

Quest'estate ho conosciuto tanta bella gente ed in particolare Alessandro mi ha fatto tornare in mente che è già da un po' che volevo parlarvi dei GAS.
I Gruppi di Acquisto Solidale sono ormai da tempo una realtà sempre più in crescita perché acquistare consapevolmente cibo e altri beni di quotidiana necessità che abbiano una qualità alta e siano solidali, sta diventando non solo un mercato di nicchia ma, direi un'ottima contagiosa abitudine. 
Questi gruppi sono fatti da persone che collaborano per cercare ed ordinare cereali, frutta e verdura, formaggi, saponi ma anche abiti, stoffe e quant'altro che provengano da aziende con standard di qualità alti, preferibilmente quanto più vicini possibile alla sede di acquisto, quelle che si definiscono a km 0 e con grande grandissima attenzione all'ambiente, alla cura nella manifattura e preparazione ed in particolare agli ingredienti e materie prime stesse, magari bio e cruelty-free.
In questo modo si può usufruire di svariati vantaggi:
  • rivolgendosi direttamente al produttore, si abbattono alcuni passaggi nella catena della vendita, pertanto diminuisce il prezzo del prodotto;
  • acquistando da produttori locali (entro i limiti della disponibilità di certi prodotti per certe aree geografiche) si abbatte l'inquinamento per i lunghi trasporti e quindi le emissioni di CO2 ed inoltre si favorisce lo sviluppo delle aziende stesse;
  • ci si può sincerare circa l'utilizzo di materie prime valide e a km 0 e circa la lavorazione dei prodotti.
Gli acquisti di gruppo permettono al produttore di ricavare un prezzo equo per il prodotto su cui esso investe e per il consumatore di usufruire di un prodotto di altissima qualità ad un prezzo accessibile e sicuramente più basso che se acquistato in un supermercato.
Il concetto è quello di far rivivere le buone abitudini di acquisto dei nostri nonni, in cui si tende a favorire un prodotto della zona di residenza e chi lo produc,e in maniera da avere cibi di stagione e di qualità crescente, con un utilizzo consapevole e sostenibile dell'ambiente, poiché è lo stesso ambiente in cui si vive e si produce. 
Per iniziare a conoscere il mondo degli acquisti di gruppo e solidali vi consiglio di cercare i GAS più vicini a casa: a fronte di un impegno condiviso nella ricerca e nei contatti con i fornitori, si potranno sperimentare prodotti nuovi, un modo di acquistare spesso sconosciuto, la riscoperta e lo scambio di idee ed opinioni sui prodotti a fronte di un meccanismo vagamente alienante come quello che ci trascina in un supermercato dove spesso per mancanza di tempo si prendono oggetti dagli scaffali in cerca del miglior prezzo, a discapito di tanti fattori molto importanti. 

[Le immagini e le fotografie qui presentate, nel rispetto del diritto d'autore, vengono riprodotte per finalità di critica e discussione ai sensi degli artt. 65 comma 2 e 70 comma 1 bis della Legge 633/1941.]

sabato 9 agosto 2014

Dar le briciole ai dinosauri

Mattia Atzori, collega naturalista e amico è stato un curiosissimo collaboratore per questa iniziativa.
Laureato in Scienze naturali con la specializzazione in Evoluzione dei sistemi naturali, insegna Scienze alla scuole superiori e nel tempo a disposizione si occupa di illustrazioni di tipo fantasy e naturalistico fra un passo di tango ed un altro.
Vi lascio alla lettura del bell'articolo che ha voluto regalare al mio blog.
"E se vi dicessi che i dinosauri non si sono estinti, non del tutto almeno, come reagireste? Se vi dicessi che ne vedete un gruppo superstite quasi ogni giorno attorno a voi, in plurime forme e colori, accompagnati da versi caratteristici e assai familiari? Se vi dicessi che forse li avete persino nutriti o accuditi, senza temere di essere divorati o calpestati da loro?
Impossibile dite voi? Tutto l’opposto. Li vediamo attorno a noi eppur non ci spaventano. Alcuni li teniamo in casa, altri li mangiamo e con altri ancora perfino ci parliamo e ci parlano. Perché non c’è clamore in tutto ciò o una giustificata meraviglia? Bé, forse perche questi “superstiti” non li chiamiamo Dinosauri, ma Uccelli!
Ebbene sì, tutte le specie animali che rientrano in questo gruppo, dal comune piccione, alla ruspante gallina, sino alla maestosa aquila, altro non sono che Dinosauri viventi a tutti gli effetti. Non ne siete convinti? Proveremo a convincervi con un graduale (e ideale) cammino evolutivo!
E’ palese a tutti che un tirannosauro sia diverso da un passero, ma non per questo non possono essere parenti stretti. Del resto anche la balena è imparentata con un cane più di quanto non lo sia con uno squalo o una carpa (giusto?!). Creature anche assai diverse fra loro possono nascondere una comune e antica parentela. Se ci pensiamo bene, qualche suggerimento di legame fra Rettili e Uccelli lo si può osservare tutt’oggi da alcuni tratti comuni, per esempio dal fatto che entrambi generano uova da cui nascono i piccoli. Non basta direte voi. Oggigiorno i potenziali legami di parentela possono essere appurati con tecniche raffinate quali l’analisi del Dna, ma quando si tratta di animali estinti le cose si complicano (niente sangue o tessuti conservati da analizzare in modo opportuno), perciò ci dobbiamo affidare ad analisi più “grezze” ma comunque idonee, usando ciò che abbiamo a disposizione (ossa e tracce fossili) e suffragando le nostre ipotesi con nozioni biologiche concrete. Vediamo in che modo.
Avete presente i simpatici Velociraptor di Jurassic Park, con le manine artigliate che apron le porte, quel bel vistoso falcetto ai piedi e una predilezione per gli agguati improvvisi? Bene, il cammino evolutivo degli Uccelli parte da un gruppo di Dinosauri di cui fa parte anche il Velociraptor: i Maniraptori. Fisicamente parliamo di rettili bipedi carnivori, agili, snelli, con gambe scattanti, braccia e “mani” ben sviluppate e articolate (da cui il nome del gruppo), e zampe robuste belle artigliate. Carini vero?!
Si parla per lo più di predatori abili, furtivi, che durante la caccia impegnavano attivamente tanto le fauci irte di denti quanto le braccia e le zampe ben armate. Le dimensioni erano assai variabili: c’è chi era grande come un tacchino e chi era alto oltre tre metri. E cosa ancor più interessante, molti di questi Maniraptori erano ricoperti nientemeno che da piume, come suggerito dalle loro tracce fossili. Una cosa strana direte voi? Meno di quel che si pensi, specie se abbiamo ben in mente come son fatti gli Uccelli, in particolare le loro zampe, ricoperte, laddove non ci son piume, da uno strato ben evidente di squame rettiliane. Si ritiene infatti che la piuma altro non sia che una trasformazione della squama, e sebbene abbia una forme ben diversa da quest’ultima, tanto la squama quanto la piuma sono costruite a partire da un comune tipo di “mattone”, la cheratina. Stesso materiale, diversa forma, una cosa che capita spesso nel regno animale.
Detto ciò, a che potevano mai servire le piume ai Dinosauri? Bé se avete mai indossato un piumino d’oca d’inverno forse un’idea ve la potete fare. Infatti le piume sono un ottimo isolante termico, in grado quindi di proteggere il corpo da temperature esterne ostili. Si presume quindi che le piume siano nate come un “meccanismo” biologico atto ad aiutare i piccoli dei Maniraptori a conservare il calore corporeo, che di per sé si disperde più facilmente quanto più si è di piccole dimensioni, e a maggior ragione nei cuccioli appena nati. Solo successivamente le piume avrebbero svolto una funzione essenziale per il volo; un classico caso di pre-adattamento. E una volta adulti che accadeva alle piume? In accordo con le testimonianze fossili, potevano rimanere piume che orlavano o ricoprivano il corpo degli animali, creando delle sorti di ornamenti, che potevano ancora svolgere un ruolo termo-isolante, oppure erano utili come vessillo per attrarre un partner (effetto “coda” di pavone diciamo) o per agevolare la mimetizzazione. Fatto sta che c’erano Dinosauri che possedevano un piumaggio! Ma non siamo ancora soddisfatti.
Vivere al tempo di questi Dinosauri piumati (diciamo oltre 150 milioni di anni fa) non era affatto facile. C’erano creature di ogni forma e dimensioni, alcune colossali e terrificanti con cui era necessario confrontarsi per poter sopravvivere, ma come? Se sei un animale relativamente piccolo, diciamo come un pollo o un cane, è difficile confrontarsi con bestie di varie tonnellate di peso (come molte specie dell’epoca), specie se ti nutri al loro stesso modo, predando e nutrendoti di carne appunto. Un confronto diretto offrirebbe ben poche possibilità, ma già il fatto di essere di piccole dimensioni può aiutare, non solo perché si necessita di meno cibo per sopravvivere, ma anche perché è più facile nascondersi all’occorrenza. Se poi si raggiunge la maturità sessuale precocemente, in pochi anni o in un anno diciamo, ci si può riprodurre e avere una prole fertile in un arco di tempo relativamente breve, dando molte più possibilità di sopravvivenza alla specie d’appartenenza.
Ebbene, esistono dei fenomeni biologici che, nel complesso, permettono proprio una maturazione “anticipata”, facendo sì che un individuo raggiunga la maturità sessuale precocemente durante lo sviluppo, al punto che un adulto può presentare ancora dei tratti prettamente “giovanili” o larvali. Un classico esempio di animale interessato da questo bizzarro fenomeno è l’axolotl (Ambystoma mexicanum), una salamandra che da adulta presenta ancora le branchie tipiche dello stato di girino. In sostanza, esistono in natura un insieme di eventi che fanno sì che un adulto di una specie possa conservare tratti propri di esemplari non maturi.
Se è tutto chiaro proviamo a fare un passo logico. Se questi fenomeni si possono manifestare in specie attuali, perché non presumere che potessero interessare anche specie estinte? E se così è accaduto per i Maniraptori, o perlomeno per certi di loro, come si presentavano fisicamente gli individui adulti? Di piccole dimensioni, di corporatura snella e leggera, con mani e piedi sviluppate e ben artigliati, e un piumaggio che ricopriva parzialmente o interamente il corpo. Cominciamo a vedere qualcosa di simile a un uccello, ma manca ancora qualcosa di assai rilevante, le ali!
Essere piccoli e agili può aiutare fino a un certo punto. Si dovrà comunque riuscire a ottenere il cibo di cui si ha bisogno con tutti i rischi associati, a meno che non si opti per un cambio di “strategia”. E qui l’immaginazione può darci una mano. Forse questi esseri piumati, piccoli e relativamente indifesi, cercavano rifugio per sfuggire a dei predatori (perché è ben probabile che ne abbiano avuti). Alcuni si rifugiavano nelle tane, altri nei cespugli, e altri ancora facevano qualcosa di mai visto prima. Forse per caso o necessità cominciarono a scalare i tronchi per cercare riparo, o magari proprio perché attratti da delle prede potenziali, quali lucertole e insetti vari. Non si sa come avvenne di preciso, ma a un certo punto si ritiene che gli antenati degli Uccelli attuali cominciarono a interagire con gli alberi. Era un mondo totalmente nuovo da esplorare, per il quale risultavano essere idoneamente predisposti, grazie ai loro corpi leggeri e agili e alle zampe artigliate che consentivano di aggrapparsi in modo saldo alle cortecce degli alberi e ai loro rami, un po’ come attualmente fa il piccolo dell’Opisthocomus hoazin, che presenta un artiglio bello vistoso (che scompare nell’adulto) che gli consente di muoversi fra le frasche degli alberi dove questa specie nidifica.
Questi scalatori alle prime armi impararono a sfruttare l’ambiente arboricolo in modo sempre più accurato: perfezionando il modo di muoversi di fronda in fronda, affinando i sensi per cercare le prede ivi annidiate (come le larve d’insetto, gustose e assai energetiche), e incrementando il loro intelletto per poter vivere in un ambiente tridimensionale così complesso, sviluppando un ottimo senso dell’equilibrio e una vista ben acuta.
Abbiamo pertanto dei Dinosauri arboricoli, ma le ali ancora non ci sono! Nuovamente si lavora d’immaginazione, ancorandoci a saldi concetti scientifici (che poi è il bello della paleontologia!). Immaginiamo uno di questi esseri piumati che salta di fronda in fronda, magari per agguantare una preda o scappare da un pericolo. Lui salta, distendendo le lunghe braccia in avanti. Sotto di lui il vuoto, e precipita tentando di afferrare il ramo più vicino o di ghermire la preda. Quando a un certo punto le sue piume, sufficientemente lunghe ed espanse (delle penne quindi), fanno resistenza all’aria al punto da creare un primo volo planato. Se proviamo a metterci nei panni di questi “parà” inconsapevoli si può solo immaginare lo stupore o la sorpresa che provarono, e poiché probabilmente si rivelò essere un’azione assai utile questa venne conservata e fatta apprendere alle generazioni venture. Perché utile? Perché permetteva di raggiungere spazi distanti tra loro in modo più semplice e meno dispendioso, potendo così ampliare le proprie capacità di esplorazione (per cercare cibo e potenziali partner), e all’occorrenza permetteva di sfuggire con maggior facilità da pericoli e minacce varie.
Certo si può pensare che sia una fortuna avere delle piume, e delle penne, magari alquanto scomode, che sinora non avevo sfruttato e che guarda caso sono utili per planare di albero in albero. Bé non è poi così assurdo. Come ci suggeriscono gli Uccelli nostrani, piume belle, grandi e vistose, magari con sgargianti colori, possono essere un ottimo richiamo sessuale (si ripensi alla coda di pavone), e quindi conviene averle anche se magari sono scomode, perché porta ad un vantaggio in termini riproduttivi (del resto narra l’adagio “se bello vuoi apparire un po’ devi soffrire”). E’ possibile che la selezione sessuale, adesso come in passato, abbia giocato un ruolo fondamentale nell’evoluzione degli Uccelli e in particolare nell’apprendimento del volo, favorendo gli individui con penne e piume ben sviluppate, sebbene non “programmate” per altro scopo se non di vessillo; un altro preadattamento quindi.
Abbiamo quasi tutto l’occorrente per parlare di effettivi Uccelli. Manca solo un ultimo elemento: il volo attivo. Per essere considerato un volatile a tutti gli effetti, come (quasi) tutti gli Uccelli, devo essere in grado di creare una spinta con le mie ali in grado di sollevarmi da terra e mantenermi in volo sfruttando la resistenza fra aria e ala stessa. Non è così facile in effetti. Essere leggero aiuta sicuramente, specie se ho delle cavitazioni nelle ossa che mi alleggeriscono ulteriormente, e i Maniraptori prossimi agli Uccelli le avevano! Occorrono anche delle braccia piumate relativamente grandi per creare un energico battito d’ala e una buona resistenza all’aria, e molti fossili le avevano…ma non basta! Occorre un elemento fondamentale, necessario per poter essere riconosciuto come una specie volante a tutti gli effetti: la penna asimmetrica. Una penna speciale, più espansa da un lato rispetto all’asse di giunzione (l’asse del calamo). Per effetto della sua forma, quando faccio un battito verso il basso, l’aria sottostante spinge sulla penna, facendola ruotare e allineandola su di un piano con tutte le altre, creandomi una superficie che crea quella resistenza ed energia necessarie per librarmi e mantenermi in volo. Mentre, quando faccio un battito verso l’alto, l’aria preme da sopra sulle penne, e queste ruotando in senso opposto creano delle feritoie, che fanno passare l’aria così da permettermi di riportare l’ala verso l’alto (con poca resistenza) e fare così un nuovo battito verso il basso.
Detto ciò, chi mai fu in passato a presentare per primo tutte quelle caratteristiche fondamentali per poter essere riconosciuto come capostipite del grande e variegato gruppo degli Uccelli attuali! Fu una specie che, guarda caso, sembrava una via di mezzo fra un Uccello e un Rettile: stiamo parlando del celebre Archaeopterix litographica. Esso comparve circa 150 milioni di anni fa, e possedeva tutti i principali caratteri degli Uccelli moderni: struttura leggera dotata di cavitazioni; piumaggio su tutto il corpo; ali ben sviluppate, con alcune dita allungate e trasformate che assieme al braccio ne delineavano la struttura; ultimo, ma non certo meno importante, penna asimmetrica idonea per il volo attivo! Per il resto, questo essere ricordava indiscutibilmente un rettile, con quelle dita artigliate sulle ali, la coda lunga, e soprattutto la testa da sauro bella armata di denti aguzzi.
Al di à dell’aspetto, fu Archaeopterix fra i primi vertebrati che dalla terra riuscì letteralmente a toccare il cielo con un dito. Magari goffamente, magari cautamente, ma la strada verso la conquista di tutti i cieli del mondo era iniziata grazie a lui. Spiccò il volo facendo tesoro di ciò che l’evoluzione gli aveva sinora fornito, quali i sensi sviluppati e un potenziato sistema di coordinazione ed equilibrio che gli permettevano di confrontarsi idoneamente con questo nuovo ambiente. Il resto fu un semplice, ulteriore, effetto dell’evoluzione, come ci suggeriscono (ancora) i fossili, in particolare quelli che possiamo porre a ponte fra Archaeopterix e gli Uccelli moderni. Le dita artigliate delle “residue” mani lentamente si modificarono e trasformarono, scomparendo o diventando ulteriori elementi dell’ala. La coda si accorciò fino a ridursi a una semplice base d’inserzione delle penne timoniere della coda. Il torace si modificò per poter meglio accogliere le ali ripiegate. Le fauci persero i denti e fece la sua comparsa il becco, null’altro che un astuccio corneo di cheratina (sì, sempre lei) posto a incastro su una base ossea. Probabilmente il becco comparve per compensare la perdita delle braccia come strumento predatorio, ottimizzando tecniche di caccia mirate che hanno reso via via sempre più superfluo l’uso dei denti. Ora sì che possiamo parlare di Uccelli!
Ecco quindi che aiutati dalla fantasia e dalle evidenze scientifiche, si è potuto ricreare un cammino evolutivo ideale che lega intimamente i Dinosauri agli Uccelli, al punto che ormai non ha più senso fare distinzione tra loro. Non è un caso, in fin dei conti, se molti studiosi preferiscano parlare di Dinosauri aviani (gli Uccelli) e Dinosauri non-aviani (i Dinosauri in senso comune).
Perciò, se vi hanno convinto le mie parole, rivalutate bene il modo in cui vedete gli Uccelli attuali. In loro non c’è solo ciò che è noto per esperienza comune. Dietro a loro c’è un cammino, una storia incredibile, che li lega in modo intimo e indissolubile ai più grandi titani del nostro passato, e loro ne sono gli unici e diretti discendenti. Se così farete vedrete sotto un’altra visione ogni singolo gesto che fate quando interagite con loro, persino il più semplice come dar loro delle briciole al parco, perché in quel momento realizzerete che state sfamando un Dinosauro vivente!"                                                                                                                                                                                           [Le immagini e le fotografie qui presentate, nel rispetto del diritto d'autore, vengono riprodotte per finalità di critica e discussione ai sensi degli artt. 65 comma 2 e 70 comma 1 bis della Legge 633/1941.]

venerdì 8 agosto 2014

Novità

Si inaugura questo nuovo spazio in cui saranno ospitati i post di chiunque abbia voglia di scrivere di natura in senso lato, così da permettere al blog di crescere ed ampliare la visuale del mondo.
Molto felice di avere l'opportunità di conoscere nuove idee, nuove persone e curiosare su aspetti scientifici, sociali, legati all'arte e quant'altro.

lunedì 21 luglio 2014

Prospettive vegetali

Post che prende il nome dell'omonima esposizione visitabile a Firenze proprio in questo periodo.
Giuseppe Penone è riuscito a mischiare magistralmente natura e cultura creando delle opere di livello internazionale che guardano Firenze da una prospettiva davvero invidiabile, il Forte Belvedere ed il Giardino di Boboli.
E' stata un'esperienza intensa ed interessante quella dell'apprezzare la semplicità di tali opere, dal sapore reale, in una "terrazza" pazzesca.
Gli alberi riprodotti sono tronchi talvolta vuoti ma dorati internamente.
Il primo impatto vagamente inquietante svanisce quando sfiorando le sculture si legge tutta la preziosa cura dei particolari e si apprezza effettivamente la natura con cui Penone ha creato le sue opere e che ammorbisce l'impatto di una Firenze sullo sfondo, piena, ricca, quasi soffocante se non abbagliante.
L'appuntamento quindi è al Forte Belvedere o al Giardino di Boboli (info) dal 5 luglio al 5 ottobre per ammirare questo intreccio fra arte e natura.

[Le immagini e le fotografie qui presentate, nel rispetto del diritto d'autore, vengono riprodotte per finalità di critica e discussione ai sensi degli artt. 65 comma 2 e 70 comma 1 bis della Legge 633/1941.]

mercoledì 28 maggio 2014

Acqua acqua acqua

Sembra un giochino per trovare qualcosa, invece è un modo per tuffarsi in questo tema. L'acqua.
Facile dire l'acqua è principio di vita. Lo dicono tutti, infatti sugli altri pianeti si cerca l'acqua, per capire se siamo soli nell'universo o se esistono altre forme di vita. (impossibile che solo sul minuscolo pianeta Terra ci sia vita!)
L'acqua è questa bella molecolina che fa parte della nostra vita di tutti i giorni a partire dalla composizione del nostro corpo, agli scambi che esso ha con l'acqua nelle sue varie forme, all'importanza che ha nella maggior parte delle azioni che compiamo più o meno inconsapevolmente ogni giorno.  Il fatto che le maggiori città siano nate sulle sponde dei corsi d'acqua e che da lì si siano originate tutte le maggiori attività non è un caso. Ma non solo per noi specie umana l'acqua ha importanza così vitale, chiaramente ogni specie animale e vegetale ha bisogno di acqua per nascere, crescere e svilupparsi, rendendo così possibile la propria riproduzione.
Se pensiamo alle gravi siccità che investono alcune zone del pianeta ci rendiamo conto di quanto è un elemento fondamentale.
E' tanto fondamentale quanto talvolta invece può creare inondazioni e gravi danni al territorio  e direttamente all'incolumità delle persone e delle cose. Questioni molto delicate legate spesso alla pessima gestione dei territori e alla loro manutenzione, inesistente.
La mia intenzione con questo primo post sull'acqua è quella di portare l'attenzione sul cattivo e smodato uso che ne facciamo, sull'inquinamento che produciamo negli ecosistemi acquatici. Vorrei provare per alcuni giorni a svolgere le mie attività e azioni quotidiane tenendo sempre in primo piano l'acqua, come la sto usando, quanta ne sto usando, se faccio qualcosa (o chi per me) per mantenerla pulita e sana ecc..per poi a fine "esperimento" fare un elenco di cosa funziona o meno nella vita di tutti i giorni.
Lo scopo di tutto ciò è chiaro.

[Le immagini e le fotografie qui presentate, nel rispetto del diritto d'autore, vengono riprodotte per finalità di critica e discussione ai sensi degli artt. 65 comma 2 e 70 comma 1 bis della Legge 633/1941.]

mercoledì 7 maggio 2014

Doppia linea

Non è una cosa facile riuscire a fare gli acquisti giusti, quelli cioè che ci permettono di voler bene all'ambiente o comunque di volergli il meno male possibile.
Infatti quando dopo anni si aprono gli occhi da un torpore durato fin troppo e si comincia a cercare di capire quali prodotti di uso più o meno quotidiano possiamo comprare in serenità e quali dovremmo invece bandire dalle nostre buste della spesa, inizia una sorta di girone dantesco.
Per entrare subito nel vivo della faccenda bisogna dire che ci sono principalmente due strade da percorrere e cioè i prodotti devono:
  • avere un basso impatto per l'ambiente - poco inquinanti per terreni, acque e gli ecosistemi connessi
  • non essere testati su animali
Questa doppia linea di attenzione nei nostri acquisti, rende le cose abbastanza difficili, soprattutto a causa del fatto che per scovare tali prodotti ci vuole un po' di tempo, tanta pazienza e spesso un po' di soldi in più.
Le difficoltà maggiori stanno nel fatto che nella nostra società non si tende a pubblicizzare ciò che è migliore...sia mai! Pertanto tali prodotti sono spesso "di nicchia" e nei supermercati, dove facciamo la maggior parte degli acquisti, non si trovano o al massimo c'è un'unica marca, punto. Poi accade che compri un detersivo pensando che finalmente laverai magliette e mutande o piatti e pentole senza inquinare niente e nessuno ed invece ecco la fregatura: quel prodotto a basso impatto ambientale non è cruelty-free!
Allora inizi a guardare male anche quella bottiglietta e ti rimetti al pc, a cercare, a capire, a pensare...

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lunedì 14 aprile 2014

Dignità di esistenza

Ecco ragionando sul significato di dignità, il tentativo è quello di non isolare questa parola alla sola specie umana, insomma sarebbe troppo facile e sicuramente troppo comodo, quindi provo a calarmi nei panni di altre specie.
Esco di notte, ho delle orecchie molto sviluppate con cui "vedo", "annuso", "sento" fiori o piccoli insetti, d'altra parte stasera a cena qualcosa dovrò pur mangiare, ho un naso un po' strano, occhi piccoli e belli scuri, tanto di notte non mi servono moltissimo. E' una bella vita la mia, tutto sommato una volta che la mamma mi ha insegnato come procurami il cibo, inizio a crescere e svilupparmi, poi cerco un compagno con cui fare dei cuccioli e cercherò di fare il mio meglio per farli crescere bene, finché ad un certo punto morirò e così il cerchio della vita sarà si concluso. Ah sono un piccolo pipistrello.
Potrei però essere tranquillamente essere una ginestra e le "intenzioni" sarebbero comunque le stesse, nel senso che per natura il ciclo vitale sarebbe atto a prolungare la discendenza, pertanto a far riprodurre altre ginestre e così via.
Allora tutta questa storia per arrivare ad una domanda: Perché un pipistrello dovrebbe avere meno diritto di me di vivere su questo nostro Pianeta?
L'ho presa un po' larga per arrivare piano piano a parlare di molti aspetti di quello che dovrebbe essere uno stile di vita più sostenibile nei confronti delle altre specie viventi.

[Le immagini e le fotografie qui presentate, nel rispetto del diritto d'autore, vengono riprodotte per finalità di critica e discussione ai sensi degli artt. 65 comma 2 e 70 comma 1 bis della Legge 633/1941.]

domenica 13 aprile 2014

Ecosostenibilità

Generalmente ci vuole molto tempo a capire che si può davvero vivere meglio, in pace con il mondo in cui siamo immersi, provando a rispettarlo e soprattutto allontanandoci da abitudini, assolutamente orribili ma che, essendoci familiari da sempre, ci sembrano anche innocue o comunque impossibili da cambiare. Primo errore. La specie umana è assolutamente duttile ed adattabile. Esempio è la nostra capacità di vivere davvero ovunque nel Mondo, dai poli all'equatore. Poche specie hanno un'areale così vasto. I virus ... e i batteri ... ecco appunto siamo proprio paragonabili a dei virus. Si ma senza buttarsi giù, cerchiamo il lato positivo di questa nostra capacità di sapersi adattare e sviluppiamola per far funzionare bene le nostre idee e le nostre abitudini.

[Le immagini e le fotografie qui presentate, nel rispetto del diritto d'autore, vengono riprodotte per finalità di critica e discussione ai sensi degli artt. 65 comma 2 e 70 comma 1 bis della Legge 633/1941.]


giovedì 20 marzo 2014

Interviste

La curiosità per la conoscenza mi porta a domandare a tante persone il perchè di un progetto, di un lavoro, di un viaggio.
In queste pagine ho cercato di riassumere i passaggi salienti di alcune domande fatte appunto a viaggiatori, fotografi, scienziati e molti altri.

mercoledì 19 marzo 2014

Cimici

All'idea di una "cimice" brutalmente schiacciata nella tastiera di un pc da un amico e alla sua domanda circa l'utilità di questi simpatici insetti, mi sono detta perché non raccontargli qualcosa di loro?
In realtà la sua vera domanda era: "Ma chi può mangiarsi degli insetti tanto brutti e puzzolenti?" Andiamo per gradi.
Quelle che volgarmente chiamiamo "cimici che puzzano" sono degli Emitteri che si nutrono normalmente di liquidi, da piante o da animali, che vengono aspirati attraverso una sorta di cannuccia in cui le parti boccali si sono trasformate. Insomma un po' tipo le zanzare o le farfalle.
Tra i più famosi, oltre alle "puzzole" ci sono le cicale e i pidocchi delle piante, tipo la cocciniglia, quelle cosine bianche che spesso festeggiano allegramente sotto le foglie delle piante. Quindi grandi differenze nelle dimensioni delle varie specie, dai pochi millimetri di alcuni pidocchi, ai 5 cm delle cicale; in totale infatti sono circa 70000 le specie di Emitteri conosciuti, di cui il 10 % vive in Europa.
Pidocchi
Qualche curiosità: perché alcune fra le specie di questi insetti hanno un odore insopportabile e forte? E' un metodo di difesa, infatti emanare tali sgradevoli odori dovrebbe scoraggiare eventuali predatori. Ci sono delle ghiandoline situate vicino alle zampe posteriori che sono responsabili dell'odore nauseabondo con cui impregnano tutto l'ambiente circostante, foglie comprese. Se ci pensiamo bene, anche alcuni individui della nostra specie utilizzano la stessa tecnica...emettendo sgradevoli odori per tenere alla larga le persone vicine!!!!
Cicala
Qualche curiosità anche sulle rumorosissime cicale. Ci tengo a dire che sono i maschi a straziare le nostre orecchie durante le giornate estive. La cosa che molti non sanno è che il ciclo vitale delle cicale è molto lungo, e dopo che la femmina ha deposto le sue uova fecondate in steli o sotto cortecce, nascono le larve che si affossano nel terreno per rimanerci anche molti anni. C'è una specie di cicala che fa la sua comparsa una volta ogni 17 anni! Una volta maturati, i giovani ancora senza ali, scavando nel terreno, escono e salgono su un albero dove faranno la muta, a quel punto l'insetto adulto sarà pronto per volare ed andare in cerca del giusto albero da cui succhiare la linfa con la sua proboscide.
Beh ma veniamo alla domanda principale: chi se le mangia?
Uccelli, cavallette e altri piccoli predatori; infatti, nonostante il forte odore ed i colori molto spesso davvero sgargianti e visivamente aggressivi, sono catturati diventando la loro cena.
Di seguito qualche foto di bellissimi Emitteri, tutti cugini della nostra amatissima "puzzola".









[Le immagini e le fotografie qui presentate, nel rispetto del diritto d'autore, vengono riprodotte per finalità di critica e discussione ai sensi degli artt. 65 comma 2 e 70 comma 1 bis della Legge 633/1941.]

giovedì 6 marzo 2014

Ripetitività

Nonostante abbia avuto la possibilità di studiare tutte queste specialità durante il mio percorso, avevo dimenticato quante similitudini ci possano essere fra aspetti apparentemente così diversi del nostro mondo. E quando ho visto questa immagine ho immediatamente pensato a quanta vera bellezza ci sia intorno.
E non si può parlare di forme ripetitive senza parlare di frattali. Quindi non regolare geometria, ma enti geometrici non convenzionali.
B. Mandelbrot scrive nel 1975 "Les objects fractals" e da qui si sviluppano dei modelli atti a dare una formula matematica a quegli oggetti che fino a quel momento non erano riproducibili con regole matematiche come i fiori, gli alberi, i fulmini, i fiocchi di neve, i cristalli. Quindi la geometria frattale studia forme ripetitive di base che ci consente di trovare le regole per generare alcune forme presenti in natura. Per tanto un frattale è una figura geometrica caratterizzata, dal ripetersi all'infinito, di uno stesso motivo su scala sempre più ridotta. 
Spesso i frattali vanno di pari passo con le biforcazioni e allora si possono fare molti esempi fra le felci le alghe.
E gli esempi che possiamo ritrovare in natura sono davvero tanti: qui a fianco una foto di Brassica oleracea (cavolo romano). Infatti spesso i frattali sono anche in connessione con le spirali: anche il Nautilus possiamo interpretarlo in quest'ottica.
E se parliamo di spirali e ripetitività in natura come non ricordare il DNA! La spirale a doppia elica è un perfetto esempio di come la  natura si ripeta.
Ma oltre a ciò le applicazioni che attualmente si fanno dei frattali riguardano organismi marini, i terremoti, la formazione dei fulmini e ancora nell'ingegneria civile e nell'immaging medical: ad esempio la struttura geometrica della vena porta del fegato.

[Le immagini e le fotografie qui presentate, nel rispetto del diritto d'autore, vengono riprodotte per finalità di critica e discussione ai sensi degli artt. 65 comma 2 e 70 comma 1 bis della Legge 633/1941.]

lunedì 24 febbraio 2014

Grooming

Noi primati viviamo di socialità e con altri membri del nostro gruppo intessiamo rapporti più o meno stretti in base alla fiducia, al grado di parentela, all'amicizia..
L'igiene del corpo è un altro aspetto fondamentale per tantissime specie animali, questa infatti previene molte malattie.
Queste due premesse per introdurre il grooming.
Ci sono molte fotografie che spesso mostrano scimmie intente a praticarlo...e come non invidiarle un po'? 
Allora, un attimo, spieghiamo bene di cosa si tratta.
Questa tecnica, con cui molte specie di scimmie si scrutano la pelle, per individuare ed eliminare eventuali parassiti non ha solo un immediato e riconoscibile effetto sul compagno ma, ha anche un importante significato intrinseco che fa sì che fra i due individui vengano chiariti aspetti del loro rapporto (un breve video). Quindi una madre ed un figlio che si "spulciano", cioè che fanno grooming stanno in realtà dimostrandosi "affetto", non solo avendo cura l'uno dell'altra ma, anche perché rinsaldano continuamente il legame parentale.
In realtà anche i due leopardi qui a fianco hanno lo stesso comportamento, che ho descritto sopra. Mamma leopardo lecca il suo cucciolo per pulirlo e lo "coccola". Molte specie sociali hanno pertanto comportamenti assimilabili al grooming.
Quello che un po' ci fa sorridere è il fatto che una volta trovato il parassita sul corpo dell'amico per eliminarlo la scimmia se lo mangi!!! Beh tutto sommato sono proteine, perché sprecarle! Questa è vera sostenibilità ambientale.
Se guardiamo quest'altra immagine invece a chi non viene voglia di essere in quella piscina termale con un amico che ci fa i "grattini"?
In realtà anche noi Homo sapiens abbiamo atteggiamenti di grooming. Accarezzarci la cute, in particolare braccia, schiena, testa, è un modo per rilassare gli animi e intessere rapporti più stretti con l'altra persona, quindi con amici o con il compagno o la compagna.
Spero con queste poche e semplici righe di aver soddisfatto la curiosità di un'amica che non sapeva cosa fosse il grooming.
Quindi direi più grooming per tutti!

[Le immagini e le fotografie qui presentate, nel rispetto del diritto d'autore, vengono riprodotte per finalità di critica e discussione ai sensi degli artt. 65 comma 2 e 70 comma 1 bis della Legge 633/1941.]


sabato 8 febbraio 2014

Vortice senso-temporale


Mi incuriosisce ogni volta quel meccanismo che mette in connessione un profumo, un suono, un colore con un evento o con una situazione passata.
Come dei déjà-vu dovuti ad uno stimolo esterno.
Che meraviglia quando capita! Perché penso che altrimenti non riuscirei a ricordare quel preciso istante del passato a cui sono  vorticosamente tornata, tantomeno avrei rivissuto così tanti particolari e sensazioni. E' un po' come essere un biscotto tuffato nel caffellatte.
Normalmente questa sorta di flashback mi riconducono in luoghi ed a momenti vissuti molto intensamente; intendo dire che difficilmente l'odore di un fiore mi porta il pensiero al profumo che ho spruzzato la sera prima sui polsi, mentre è facile che l'odore acre del fuoco mi "tele-trasporti" per pochissimi secondi in un paese lontano, dove un odore simile tanti anni prima mi ha pervaso le narici e dove in quei luoghi, gioie e fatiche sono state vissute attimo per attimo, con grande intensità e con ogni cellula del proprio corpo.
Detto questo, io voglio sapere come funziona tutto questo, come è possibile che per quei pochissimi secondi i miei occhi siano lì, i suoni siano quelli ma soprattutto gli odori siano esattamente gli stessi annusati in una situazione passata, come se stessi scattando una fotografia sensoriale: tra-tra!
Cercando su internet  scopro che ci sono molte informazioni riguardo alla memoria dei sensi ed alle sensazioni che vanno a sollecitare parti del cervello dedicate alle memoria.
Alcuni esperimenti hanno dimostrato che associando un odore ad un immagine, l'area del cervello che viene particolarmente stimolata è l'ippocampo e la corteccia olfattiva. Della serie: senti un odore e vedi un ricordo!
Aggiungo un link in cui si possono trovare molte informazioni e curiosità su questo argomento.

[Le immagini e le fotografie qui presentate, nel rispetto del diritto d'autore, vengono riprodotte per finalità di critica e discussione ai sensi degli artt. 65 comma 2 e 70 comma 1 bis della Legge 633/1941.]

lunedì 20 gennaio 2014

Mimetismo e camuffamento a carnevale

Si avvicina il carnevale e se per molti è un momento di sconsiderata allegria, per tanti altri, me compresa, è il momento in cui si può dar sfogo alla fantasia ed alla voglia di vestire i panni di un altro essere. Ogni anno mille idee su come preparare l'abito, un personaggio inventato o un altro animaletto in cui trasformarmi?
Prendo spunto dalla voglia di mascherarsi per parlare di mimetismo. Ho visto su una rivista una foto simile a questa, un ermellino perfettamente mimetizzato nella neve e non ho resistito a pensare che come lui ci sono tantissimi esempi di altri animali che per motivi diversi hanno un "vestito" molto particolare. Non farò una lezione di etologia né scenderò troppo nello specifico, mi limiterò a raccontare alcuni casi noti di mimetismo.
Dato il periodo invernale e la neve (che per dirla tutta quest'anno tarda ad arrivare e ci aggiungo per fortuna!) chi vive in ambienti nivali assume mantelli o livree in linea con l'ambiente circostante. Da qui, volpi artiche, il nostro amico ermellino, orsi polari, esempi comuni anche ai più piccolini, che ci fanno capire quanto sia importante non farsi riconoscere in mezzo a tanta neve bianca, si rischierebbe di essere visti e predati o viceversa, nel caso di un cacciatore come l'orso polare, si tenta di evitare di essere riconosciuti proprio per avvicinarsi il più possibile alla preda.
Poi c'è chi veste i panni di qualcun'altro per sembrare più forte e pericoloso di quanto non sia... è il caso di alcune mosche (Ditteri) che, come fosse carnevale, si mascherano da api o vespe in maniera tale che tutti le temano e si tengano alla larga.
Le sogliole sono dei pesci piatti in grado di rimanere rimanere sul fondo e non farsi vedere dai predatori, aiutate anche da colorazioni molto simili alla sabbia. Qualcosa di simile viene messo in atto anche da dei bellissimi cavallucci marini che riproducono sia per forme e colorazioni, che per movimenti le alghe e le piante acquatiche fra cui passano la maggior parte della loro vita. In questa maniera risulta davvero difficile essere riconosciuti.
Altri due esempi di mimetismo sono quelli del camaleonte e del polpo; la possibilità e la gamma dei colori che questi animali cambiano in tempi anche molto brevi sono di una bellezza sconvolgente. Il camaleonte è in grado di modificare il colore del derma, su cui sono presenti delle cellule pigmentate chiamate cromatofori, le quali possono assumere colorazioni diverse in base alla maggiore o minore concentrazione di pigmenti dovuti a meccanismi sia ormonali che nervosi, permettendogli in tal modo di diventare "invisibile" agli occhi di un predatore o di una preda, così da non esser mangiato o da non far fuggire il pranzo, oppure può assumere colorazioni sgargianti in modo da mettere in fuga possibili e fastidiosi competitori (...ma non solo...).
Anche per il polpo le cose vanno più o meno così: le modalità infatti con cui il polpo modifica in pochi secondi i suoi colori per diventare identico al substrato su cui si sta muovendo, sono di tipo quasi esclusivamente nervoso. Il motivo di tanta rapidità nei "cambi d'abito" è che ogni cromatoforo è innervato singolarmente, pertanto oltre alla velocità assistiamo anche ad infinite possibilità di combinazioni del colore. C'è poi un polpo, chiamato "mimetico" che riesce a imitare in maniera egregia molte forme e movimenti di altre specie marine, (qua) uno dei video con cui potete rimanere meravigliati da cosa riesce a fare!
Diciamo che il regno animale è percorso da esempi di mimetismo in lungo ed in largo, specie umana compresa.
Anche il regno vegetale ci porta esempi di camouflage eccezionale: uno dei casi più noti è quello delle orchidee che imitano alcuni insetti per essere impollinate ma, correlate alle stesse orchidee, esistono insetti quali le mantidi che, a loro volta, imitano perfettamente alcune orchidee per attirare piccoli insetti; questi ultimi non riconoscendo il pericolo, cadono preda della mantide "ingegnosa".

[Le immagini e le fotografie qui presentate, nel rispetto del diritto d'autore, vengono riprodotte per finalità di critica e discussione ai sensi degli artt. 65 comma 2 e 70 comma 1 bis della Legge 633/1941.]

lunedì 13 gennaio 2014

Donna che danza


Chi non ha provato sensazioni di benessere un bosco, immersi nella serenità, nel silenzio e nella magnificenza di alberi che ci accompagnano, in rilassanti passeggiate, col suono leggero delle foglie mosse dal vento r ci profumano con l'odore della resina fresca?

Il legno è fonte di vita e dà vita a tutto un ecosistema che brulica di organismi di molte specie. Ma il legno può essere vita anche anche quando è tagliato; quando ad esempio nelle mani sapienti un artista acquista significati interessanti. A questo ho pensato quando ho visto la "Donna che danza" di Michail Matjustin alla mostra L'Avanguardia Russa, la Siberia e l'Oriente a Palazzo Strozzi - Firenze (fino al 19 gennaio 2014). A partire da un regalo della natura, da una radice o da un ramo si possono ritrovare forme artistiche e sinuose regalateci dalla seconda vita del legno. In particolare questa mi ha colpita per la leggerezza  che questa ballerina esprime.

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Save the date: Swinging Britain

Il 19 gennaio 2014 si terrà a Milano l'evento Swinging Britain, nato dalla collaborazione tra Oxfam e la Sir James Henderson School di Milano.
Oxfam è una ONG che si occupa di aiutare le persone per migliorare le loro condizioni di vita ed attraverso questo evento vuole sensibilizzare i giovani per far sì che un domani diventino cittadini più consapevoli e partecipativi. Non a caso li ha voluti rendere protagonisti di una sfilata i cui capi sono stati donati da vari stilisti tra cui Stella MCCartney, Hunter Vivienne Westwood, Ballantyne, Hacket, Dr. Martens, Fred Perry, John Smedley, Burlington, Barbour, Baracuta, Showroom Pierluigi Giulini, Fay, Fausto Puglisi, Moschino, Ralph Lauren, Etro. Durante la serata verranno proiettati anche alcuni video per far conoscere l'impegno di Oxfam in varie realtà internazionali, fra cui i campi profughi in Libano e Giordania e l'aiuto ad agricoltori cambogiani vittime di deforestazione. Inoltre, sarà presentata una performance teatrale ed un omaggio di una band a Coldplay e Beatles, testimonial di Oxfam.
Per partecipare all'evento è prevista una donazione minima di 25 euro, cliccando sulla pagina dedicata http://donazioni.oxfamitalia.org/Swinging-Britain.html.
Dato che questo post è stato scritto a quattro mani con la mia amica Alessandra del blog Mélange de Poupette http://melangedepoupette.blogspot.it/ ed essendo noi troppo lontane, vogliamo invitare le persone più vicine a Milano a presenziare all'evento per godersi un bellissimo spettacolo di moda e partecipare attivamente a sostenere le azioni di Oxfam!
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mercoledì 8 gennaio 2014

Ben arrivati!

NaturalMENTE idee nasce nella mia testa molto tempo fa ma, parte solo adesso, dopo che un'amica blogger mi sprona a provare ad esprimere idee in uno spazio tutto mio. E in pochissimo ho rianimato l'idea iniziale modificandola un po' ma comunque mantenendo la voglia di ridere, ideare e meditare parlando di esseri viventi, dei luoghi in cui vivono e delle relazioni che li fanno incontrare.