Mattia Atzori, collega naturalista e amico è stato un curiosissimo collaboratore per questa iniziativa.
Laureato in Scienze naturali con la specializzazione in Evoluzione dei sistemi naturali, insegna Scienze alla scuole superiori e nel tempo a disposizione si occupa di illustrazioni di tipo fantasy e naturalistico fra un passo di tango ed un altro.
Vi lascio alla lettura del bell'articolo che ha voluto regalare al mio blog.
Laureato in Scienze naturali con la specializzazione in Evoluzione dei sistemi naturali, insegna Scienze alla scuole superiori e nel tempo a disposizione si occupa di illustrazioni di tipo fantasy e naturalistico fra un passo di tango ed un altro.
Vi lascio alla lettura del bell'articolo che ha voluto regalare al mio blog.
"E se
vi dicessi che i dinosauri non si sono estinti, non del tutto almeno,
come reagireste? Se vi dicessi che ne vedete un gruppo superstite
quasi ogni giorno attorno a voi, in plurime forme e colori,
accompagnati da versi caratteristici e assai familiari? Se vi dicessi
che forse li avete persino nutriti o accuditi, senza temere di essere
divorati o calpestati da loro?
Impossibile
dite voi? Tutto l’opposto. Li vediamo attorno a noi eppur non ci
spaventano. Alcuni li teniamo in casa, altri li mangiamo e con altri
ancora perfino ci parliamo e ci parlano. Perché non c’è clamore
in tutto ciò o una giustificata meraviglia? Bé, forse perche questi
“superstiti” non li chiamiamo Dinosauri, ma Uccelli!
Ebbene
sì, tutte le specie animali che rientrano in questo gruppo, dal
comune piccione, alla ruspante gallina, sino alla maestosa aquila,
altro non sono che Dinosauri viventi a tutti gli effetti. Non ne
siete convinti? Proveremo a convincervi con un graduale (e ideale)
cammino evolutivo!
E’
palese a tutti che un tirannosauro sia diverso da un passero, ma non
per questo non possono essere parenti stretti. Del resto anche la
balena è imparentata con un cane più di quanto non lo sia con uno
squalo o una carpa (giusto?!). Creature anche assai diverse fra loro
possono nascondere una comune e antica parentela. Se ci pensiamo
bene, qualche suggerimento di legame fra Rettili e Uccelli lo si può
osservare tutt’oggi da alcuni tratti comuni, per esempio dal fatto
che entrambi generano uova da cui nascono i piccoli. Non basta direte
voi. Oggigiorno i potenziali legami di parentela possono essere
appurati con tecniche raffinate quali l’analisi del Dna, ma quando
si tratta di animali estinti le cose si complicano (niente sangue o
tessuti conservati da analizzare in modo opportuno), perciò ci
dobbiamo affidare ad analisi più “grezze” ma comunque idonee,
usando ciò che abbiamo a disposizione (ossa e tracce fossili) e
suffragando le nostre ipotesi con nozioni biologiche concrete.
Vediamo in che modo.
Avete
presente i simpatici Velociraptor di Jurassic Park, con le manine
artigliate che apron le porte, quel bel vistoso falcetto ai piedi e
una predilezione per gli agguati improvvisi? Bene, il cammino
evolutivo degli Uccelli parte da un gruppo di Dinosauri di cui fa
parte anche il Velociraptor: i Maniraptori. Fisicamente parliamo di
rettili bipedi carnivori, agili, snelli, con gambe scattanti, braccia
e “mani” ben sviluppate e articolate (da cui il nome del gruppo),
e zampe robuste belle artigliate. Carini vero?!
Si
parla per lo più di predatori abili, furtivi, che durante la caccia
impegnavano attivamente tanto le fauci irte di denti quanto le
braccia e le zampe ben armate. Le dimensioni erano assai variabili:
c’è chi era grande come un tacchino e chi era alto oltre tre
metri. E cosa ancor più interessante, molti di questi Maniraptori
erano ricoperti nientemeno che da piume, come suggerito dalle loro
tracce fossili. Una cosa strana direte voi? Meno di quel che si
pensi, specie se abbiamo ben in mente come son fatti gli Uccelli, in
particolare le loro zampe, ricoperte, laddove non ci son piume, da
uno strato ben evidente di squame rettiliane. Si ritiene infatti che
la piuma altro non sia che una trasformazione della squama, e sebbene
abbia una forme ben diversa da quest’ultima, tanto la squama quanto
la piuma sono costruite a partire da un comune tipo di “mattone”,
la cheratina. Stesso materiale, diversa forma, una cosa che capita
spesso nel regno animale.
Detto
ciò, a che potevano mai servire le piume ai Dinosauri? Bé se avete
mai indossato un piumino d’oca d’inverno forse un’idea ve la
potete fare. Infatti le piume sono un ottimo isolante termico, in
grado quindi di proteggere il corpo da temperature esterne ostili. Si
presume quindi che le piume siano nate come un “meccanismo”
biologico atto ad aiutare i piccoli dei Maniraptori a conservare il
calore corporeo, che di per sé si disperde più facilmente quanto
più si è di piccole dimensioni, e a maggior ragione nei cuccioli
appena nati. Solo successivamente le piume avrebbero svolto una
funzione essenziale per il volo; un classico caso di pre-adattamento.
E una volta adulti che accadeva alle piume? In accordo con le
testimonianze fossili, potevano rimanere piume che orlavano o
ricoprivano il corpo degli animali, creando delle sorti di ornamenti,
che potevano ancora svolgere un ruolo termo-isolante, oppure erano
utili come vessillo per attrarre un partner (effetto “coda” di
pavone diciamo) o per agevolare la mimetizzazione. Fatto sta che
c’erano Dinosauri che possedevano un piumaggio! Ma non siamo ancora
soddisfatti.
Vivere
al tempo di questi Dinosauri piumati (diciamo oltre 150 milioni di
anni fa) non era affatto facile. C’erano creature di ogni forma e
dimensioni, alcune colossali e terrificanti con cui era necessario
confrontarsi per poter sopravvivere, ma come? Se sei un animale
relativamente piccolo, diciamo come un pollo o un cane, è difficile
confrontarsi con bestie di varie tonnellate di peso (come molte
specie dell’epoca), specie se ti nutri al loro stesso modo,
predando e nutrendoti di carne appunto. Un confronto diretto
offrirebbe ben poche possibilità, ma già il fatto di essere di
piccole dimensioni può aiutare, non solo perché si necessita di
meno cibo per sopravvivere, ma anche perché è più facile
nascondersi all’occorrenza. Se poi si raggiunge la maturità
sessuale precocemente, in pochi anni o in un anno diciamo, ci si può
riprodurre e avere una prole fertile in un arco di tempo
relativamente breve, dando molte più possibilità di sopravvivenza
alla specie d’appartenenza.
Ebbene,
esistono dei fenomeni biologici che, nel complesso, permettono
proprio una maturazione “anticipata”, facendo sì che un
individuo raggiunga la maturità sessuale precocemente durante lo
sviluppo, al punto che un adulto può presentare ancora dei tratti
prettamente “giovanili” o larvali. Un classico esempio di animale
interessato da questo bizzarro fenomeno è l’axolotl (Ambystoma
mexicanum), una salamandra che da adulta presenta ancora le
branchie tipiche dello stato di girino. In sostanza, esistono in
natura un insieme di eventi che
fanno sì che un adulto di una specie possa conservare tratti propri
di esemplari non maturi.
Se è
tutto chiaro proviamo a fare un passo logico. Se questi fenomeni si
possono manifestare in specie attuali, perché non presumere che
potessero interessare anche specie estinte? E se così è accaduto
per i Maniraptori, o perlomeno per certi di loro, come si
presentavano fisicamente gli individui adulti? Di piccole dimensioni,
di corporatura snella e leggera, con mani e piedi sviluppate e ben
artigliati, e un piumaggio che ricopriva parzialmente o interamente
il corpo. Cominciamo a vedere qualcosa di simile a un uccello, ma
manca ancora qualcosa di assai rilevante, le ali!
Essere
piccoli e agili può aiutare fino a un certo punto. Si dovrà
comunque riuscire a ottenere il cibo di cui si ha bisogno con tutti i
rischi associati, a meno che non si opti per un cambio di
“strategia”. E qui l’immaginazione può darci una mano. Forse
questi esseri piumati, piccoli e relativamente indifesi, cercavano
rifugio per sfuggire a dei predatori (perché è ben probabile che ne
abbiano avuti). Alcuni si rifugiavano nelle tane, altri nei cespugli,
e altri ancora facevano qualcosa di mai visto prima. Forse per caso o
necessità cominciarono a scalare i tronchi per cercare riparo, o
magari proprio perché attratti da delle prede potenziali, quali
lucertole e insetti vari. Non si sa come avvenne di preciso, ma a un
certo punto si ritiene che gli antenati degli Uccelli attuali
cominciarono a interagire con gli alberi. Era un mondo totalmente
nuovo da esplorare, per il quale risultavano essere idoneamente
predisposti, grazie ai loro corpi leggeri e agili e alle zampe
artigliate che consentivano di aggrapparsi in modo saldo alle
cortecce degli alberi e ai loro rami, un po’ come attualmente fa il
piccolo dell’Opisthocomus hoazin, che presenta un artiglio
bello vistoso (che scompare nell’adulto) che gli consente di
muoversi fra le frasche degli alberi dove questa specie nidifica.
Questi
scalatori alle prime armi impararono a sfruttare l’ambiente
arboricolo in modo sempre più accurato: perfezionando il modo di
muoversi di fronda in fronda, affinando i sensi per cercare le prede
ivi annidiate (come le larve d’insetto, gustose e assai
energetiche), e incrementando il loro intelletto per poter vivere in
un ambiente tridimensionale così complesso, sviluppando un ottimo
senso dell’equilibrio e una vista ben acuta.
Abbiamo
pertanto dei Dinosauri arboricoli, ma le ali ancora non ci sono!
Nuovamente si lavora d’immaginazione, ancorandoci a saldi concetti
scientifici (che poi è il bello della paleontologia!). Immaginiamo
uno di questi esseri piumati che salta di fronda in fronda, magari
per agguantare una preda o scappare da un pericolo. Lui salta,
distendendo le lunghe braccia in avanti. Sotto di lui il vuoto, e
precipita tentando di afferrare il ramo più vicino o di ghermire la
preda. Quando a un certo punto le sue piume, sufficientemente lunghe
ed espanse (delle penne quindi), fanno resistenza all’aria al punto
da creare un primo volo planato. Se proviamo a metterci nei panni di
questi “parà” inconsapevoli si può solo immaginare lo stupore o
la sorpresa che provarono, e poiché probabilmente si rivelò essere
un’azione assai utile questa venne conservata e fatta apprendere
alle generazioni venture. Perché utile? Perché permetteva di
raggiungere spazi distanti tra loro in modo più semplice e meno
dispendioso, potendo così ampliare le proprie capacità di
esplorazione (per cercare cibo e potenziali partner), e
all’occorrenza permetteva di sfuggire con maggior facilità da
pericoli e minacce varie.
Certo
si può pensare che sia una fortuna avere delle piume, e delle penne,
magari alquanto scomode, che sinora non avevo sfruttato e che guarda
caso sono utili per planare di albero in albero. Bé non è poi così
assurdo. Come ci suggeriscono gli Uccelli nostrani, piume belle,
grandi e vistose, magari con sgargianti colori, possono essere un
ottimo richiamo sessuale (si ripensi alla coda di pavone), e quindi
conviene averle anche se magari sono scomode, perché porta ad un
vantaggio in termini riproduttivi (del resto narra l’adagio “se
bello vuoi apparire un po’ devi soffrire”). E’ possibile che la
selezione sessuale, adesso come in passato, abbia giocato un ruolo
fondamentale nell’evoluzione degli Uccelli e in particolare
nell’apprendimento del volo, favorendo gli individui con penne e
piume ben sviluppate, sebbene non “programmate” per altro scopo
se non di vessillo; un altro preadattamento quindi.
Abbiamo quasi tutto l’occorrente per parlare di effettivi Uccelli. Manca solo un ultimo elemento: il volo attivo. Per essere considerato un volatile a tutti gli effetti, come (quasi) tutti gli Uccelli, devo essere in grado di creare una spinta con le mie ali in grado di sollevarmi da terra e mantenermi in volo sfruttando la resistenza fra aria e ala stessa. Non è così facile in effetti. Essere leggero aiuta sicuramente, specie se ho delle cavitazioni nelle ossa che mi alleggeriscono ulteriormente, e i Maniraptori prossimi agli Uccelli le avevano! Occorrono anche delle braccia piumate relativamente grandi per creare un energico battito d’ala e una buona resistenza all’aria, e molti fossili le avevano…ma non basta! Occorre un elemento fondamentale, necessario per poter essere riconosciuto come una specie volante a tutti gli effetti: la penna asimmetrica. Una penna speciale, più espansa da un lato rispetto all’asse di giunzione (l’asse del calamo). Per effetto della sua forma, quando faccio un battito verso il basso, l’aria sottostante spinge sulla penna, facendola ruotare e allineandola su di un piano con tutte le altre, creandomi una superficie che crea quella resistenza ed energia necessarie per librarmi e mantenermi in volo. Mentre, quando faccio un battito verso l’alto, l’aria preme da sopra sulle penne, e queste ruotando in senso opposto creano delle feritoie, che fanno passare l’aria così da permettermi di riportare l’ala verso l’alto (con poca resistenza) e fare così un nuovo battito verso il basso.
Abbiamo quasi tutto l’occorrente per parlare di effettivi Uccelli. Manca solo un ultimo elemento: il volo attivo. Per essere considerato un volatile a tutti gli effetti, come (quasi) tutti gli Uccelli, devo essere in grado di creare una spinta con le mie ali in grado di sollevarmi da terra e mantenermi in volo sfruttando la resistenza fra aria e ala stessa. Non è così facile in effetti. Essere leggero aiuta sicuramente, specie se ho delle cavitazioni nelle ossa che mi alleggeriscono ulteriormente, e i Maniraptori prossimi agli Uccelli le avevano! Occorrono anche delle braccia piumate relativamente grandi per creare un energico battito d’ala e una buona resistenza all’aria, e molti fossili le avevano…ma non basta! Occorre un elemento fondamentale, necessario per poter essere riconosciuto come una specie volante a tutti gli effetti: la penna asimmetrica. Una penna speciale, più espansa da un lato rispetto all’asse di giunzione (l’asse del calamo). Per effetto della sua forma, quando faccio un battito verso il basso, l’aria sottostante spinge sulla penna, facendola ruotare e allineandola su di un piano con tutte le altre, creandomi una superficie che crea quella resistenza ed energia necessarie per librarmi e mantenermi in volo. Mentre, quando faccio un battito verso l’alto, l’aria preme da sopra sulle penne, e queste ruotando in senso opposto creano delle feritoie, che fanno passare l’aria così da permettermi di riportare l’ala verso l’alto (con poca resistenza) e fare così un nuovo battito verso il basso.
Detto
ciò, chi mai fu in passato a presentare per primo tutte quelle
caratteristiche fondamentali per poter essere riconosciuto come
capostipite del grande e variegato gruppo degli Uccelli attuali! Fu
una specie che, guarda caso, sembrava una via di mezzo fra un Uccello
e un Rettile: stiamo parlando del celebre Archaeopterix
litographica. Esso comparve circa 150 milioni di anni fa, e
possedeva tutti i principali caratteri degli Uccelli moderni:
struttura leggera dotata di cavitazioni; piumaggio su tutto il corpo;
ali ben sviluppate, con alcune dita allungate e trasformate che
assieme al braccio ne delineavano la struttura; ultimo, ma non certo
meno importante, penna asimmetrica idonea per il volo attivo! Per il
resto, questo essere ricordava indiscutibilmente un rettile, con
quelle dita artigliate sulle ali, la coda lunga, e soprattutto la
testa da sauro bella armata di denti aguzzi.
Al di à dell’aspetto, fu Archaeopterix fra i primi vertebrati che dalla terra riuscì letteralmente a toccare il cielo con un dito. Magari goffamente, magari cautamente, ma la strada verso la conquista di tutti i cieli del mondo era iniziata grazie a lui. Spiccò il volo facendo tesoro di ciò che l’evoluzione gli aveva sinora fornito, quali i sensi sviluppati e un potenziato sistema di coordinazione ed equilibrio che gli permettevano di confrontarsi idoneamente con questo nuovo ambiente. Il resto fu un semplice, ulteriore, effetto dell’evoluzione, come ci suggeriscono (ancora) i fossili, in particolare quelli che possiamo porre a ponte fra Archaeopterix e gli Uccelli moderni. Le dita artigliate delle “residue” mani lentamente si modificarono e trasformarono, scomparendo o diventando ulteriori elementi dell’ala. La coda si accorciò fino a ridursi a una semplice base d’inserzione delle penne timoniere della coda. Il torace si modificò per poter meglio accogliere le ali ripiegate. Le fauci persero i denti e fece la sua comparsa il becco, null’altro che un astuccio corneo di cheratina (sì, sempre lei) posto a incastro su una base ossea. Probabilmente il becco comparve per compensare la perdita delle braccia come strumento predatorio, ottimizzando tecniche di caccia mirate che hanno reso via via sempre più superfluo l’uso dei denti. Ora sì che possiamo parlare di Uccelli!
Al di à dell’aspetto, fu Archaeopterix fra i primi vertebrati che dalla terra riuscì letteralmente a toccare il cielo con un dito. Magari goffamente, magari cautamente, ma la strada verso la conquista di tutti i cieli del mondo era iniziata grazie a lui. Spiccò il volo facendo tesoro di ciò che l’evoluzione gli aveva sinora fornito, quali i sensi sviluppati e un potenziato sistema di coordinazione ed equilibrio che gli permettevano di confrontarsi idoneamente con questo nuovo ambiente. Il resto fu un semplice, ulteriore, effetto dell’evoluzione, come ci suggeriscono (ancora) i fossili, in particolare quelli che possiamo porre a ponte fra Archaeopterix e gli Uccelli moderni. Le dita artigliate delle “residue” mani lentamente si modificarono e trasformarono, scomparendo o diventando ulteriori elementi dell’ala. La coda si accorciò fino a ridursi a una semplice base d’inserzione delle penne timoniere della coda. Il torace si modificò per poter meglio accogliere le ali ripiegate. Le fauci persero i denti e fece la sua comparsa il becco, null’altro che un astuccio corneo di cheratina (sì, sempre lei) posto a incastro su una base ossea. Probabilmente il becco comparve per compensare la perdita delle braccia come strumento predatorio, ottimizzando tecniche di caccia mirate che hanno reso via via sempre più superfluo l’uso dei denti. Ora sì che possiamo parlare di Uccelli!
Ecco
quindi che aiutati dalla fantasia e dalle evidenze scientifiche, si è
potuto ricreare un cammino evolutivo ideale che lega intimamente i
Dinosauri agli Uccelli, al punto che ormai non ha più senso fare
distinzione tra loro. Non è un caso, in fin dei conti, se molti
studiosi preferiscano parlare di Dinosauri aviani (gli Uccelli) e
Dinosauri non-aviani (i Dinosauri in senso comune).
Perciò,
se vi hanno convinto le mie parole, rivalutate bene il modo in cui
vedete gli Uccelli attuali. In loro non c’è solo ciò che è noto
per esperienza comune. Dietro a loro c’è un cammino, una storia
incredibile, che li lega in modo intimo e indissolubile ai più
grandi titani del nostro passato, e loro ne sono gli unici e diretti
discendenti. Se così farete vedrete sotto un’altra visione ogni
singolo gesto che fate quando interagite con loro, persino il più
semplice come dar loro delle briciole al parco, perché in quel
momento realizzerete che state sfamando un Dinosauro vivente!" [Le
immagini e le fotografie qui presentate, nel rispetto del diritto
d'autore, vengono riprodotte per finalità di critica e discussione ai
sensi degli artt. 65 comma 2 e 70 comma 1 bis della Legge 633/1941.]
Nessun commento:
Posta un commento